La filiera delle costruzioni chiede di annullare la proroga di un meccanismo iniquo e dannoso che mette a repentaglio la sopravvivenza delle imprese
In linea con il detto “perseverare è diabolico”, il governo ha pensato bene di prorogare per altri tre anni lo split payment. La protesta, da parte delle Associazioni datoriali della filiera delle costruzioni (Ance, Alleanza delle Cooperative Produzione e Lavoro, Anaepa Confartigianato, Cna costruzioni, Casartigiani, Claai e Confapi Aniem) non si è fatta attendere e il sentiment generale potrebbe essere che, se già non ne avessero ormai la certezza, verrebbe fatto di pensare a una solenne presa per i fondelli.
Così, la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia si sono visti recapitare una lettera congiunta dove, ancora una volta, viene lanciato l’allarme sugli effetti devastanti del meccanismo di scissione dell’Iva che metto a repentaglio la tenuta dell’intero sistema produttivo.
Ricordiamo che lo split payment, che ogni anno toglie alle imprese circa 2,5 miliardi di liquidità, era stato introdotto per contrastare l’evasione dell’Iva. Nel frattempo, però, la messa a regime della fatturazione elettronica ha permesso allo stato di beneficiare di un aumento del gettito Iva pari a 3,6 miliardi, facendo quindi venir meno i presupposti che motivavano l’adozione dello split payment.
Ancora, e diversamente da quanto comunicato dal governo italiano alla Unione Europea, i tempi di rimborso Iva vanno ben oltre i 74 giorni: per il 60% delle imprese, infatti, superano i 270 giorni. Tempi che, uniti ai ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione, finiscono per compromettere del tutto il già delicato equilibrio finanziario delle imprese.
La cosa ci interessa perché la liquidità è necessaria per pagare i fornitori.