Calano le ore lavorative e diminuiscono anche gli operatori. Le costruzioni, per l’Istat sono la maglia nera dei settori produttivi nazionali
Gli osservatori del mercato delle costruzioni concordano: mentre quasi tutte le attività produttive in Italia generano lavoro, il settore delle costruzioni è purtroppo in controtendenza: su base annua, e secondo i dati dell’Istat, le ore di lavoro sono calate del 4%, mentre il numero degli operatori è sceso sotto il milione e mezzo di occupati, perché nell’ultimo anno sono stati persi circa 75.000 posti.
In sostanza, l’Istat boccia il settore delle costruzioni perché, come accennato, in generale i dipendenti sono aumentati del 2,2% e le ore lavorate del 2,1%. D’accordo che il settore delle costruzioni, per sua natura, è lento a fermarsi e lento a ripartire, ma un piccolo segnale positivo sarebbe beneaccetto.
Non c’è ripresa nelle costruzioni. I nuovi dati Istat sull’occupazione spengono il già fioco entusiasmo degli operatori del settore che speravamo in un’inversione di tendenza. Il report sul secondo trimestre 2016 dell’Istituto Nazionale di Statistica gela l’edilizia: in un quadro generale nel quale “l’assorbimento di lavoro da parte del sistema produttivo continua ad aumentare, le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,5% sul trimestre precedente e del 2,1% su base annua”, i cantieri cosa fanno? Rimangono fermi al palo.
Tradotto in numeri? Qui, su base annua, le ore lavorate sono calate del 4%; il monte totale è ora di 669.348 ore. Gli altri dati non confortanti sono quelli relativi alla forza lavoro, che scende sotto la soglia del milione e mezzo di occupati: in dodici mesi sono andati persi circa 75 mila posti di lavoro. Su base annua i dipendenti diminuiscono del 3,5%, mentre gli autonomi del 7%. Insomma, dal milione e 530 mila unità del secondo trimestre 2015, si passa al milione e 455 mila di quello corrente. Il danno e la beffa, perché L’edilizia è l’unico settore economico bocciato dall’Istat, in un panorama generale in cui i dipendenti aumentano del 2,2% e le ore lavorate del 2,1%.