Che siate professionisti del settore edilizio, vale a dire architetti, ingegneri, geometri, o che siate privati cittadini, di certo vi sarete imbattuti nel regolamento edilizio del vostro comune quando avete avuto bisogno di svolgere anche dei semplici lavori di ristrutturazione. Considerato che ogni comune ha il proprio regolamento edilizio e in Italia ci sono circa 8000 comuni, la prassi edilizia è decisamente complessa e intricata. Vediamo assieme il raggiungimento di un traguardo importante in fase di compimento: il Regolamento Edilizio Unico.
La prima legge italiana in grado di regolamentare la materia urbanistica in modo organico risale a molto tempo fa. Trattasi della legge 1150 del 1942. Essa offriva un primo inquadramento della complessa disciplina urbanistica e, fra molte direttive, introduceva lo strumento del Regolamento Edilizio. Uno dei primi strumenti atti a normare l’attività edilizia e del quale ogni comune si sarebbe dovuto dotare. Con esso si sarebbero decise le distanze tra gli sporti dei fabbricati, le superfici aeroilluminanti, la quota a cui debbono uscire le canne fumarie per assicurare un corretto tiraggio dei fumi, e così via.
Così è stato e, ad oggi, ci troviamo con circa 8000 comuni sul suolo nazionale e pertanto 8000 regolamenti edilizi. Ognuno di questi con le sue peculiarità e le sue indicazioni. Ciò ha comportato inevitabilmente un grande complicazione operativa poiché ogni pratica edilizia, a seconda del comune in cui viene depositata, necessita da parte del professionista e del committente la volontà di calarsi nel regolamento locale ogni volta diverso dagli altri.
Quanto sopra detto ha portato nel tempo alla coscienza di necessitare la redazione di un documento unico, o regolamento edilizio tipo, che potesse uniformare la pratica edilizia con notevole agevolazione per tutti gli attori in gioco. Così è accaduto.
Infatti, nella Gazzetta Ufficiale numero 268 del 16 novembre del 2016 è stata pubblicata l’intesa del 20 ottobre del medesimo anno raggiunta tra Governo, Regioni e Comuni e volta all’adozione di un testo unico per il suolo nazionale.
Il regolamento edilizio si compone di tre parti fondamentali:
Gli step prevedono il recepimento da parte delle Regioni dello schema di regolamento entro 180 giorni dalla pubblicazione dell’intesa. Successivamente, altri 180 giorni saranno sufficienti perché i comuni si adeguino.
Il regolamento di ogni comune non sarà identico a quello degli altri, ma appunto lo recepirà e lo farà proprio secondo le direttive regionali. Certo però la struttura e i contenuti saranno profondamente similari.
Sulla scorta dell’intesa sopra citata alcune regioni hanno offerto un esempio virtuoso impegnandosi a promuovere il proprio regolamento edilizio regionale. Vediamo due casi importanti.
In Toscana, a seguito dello Sblocca italia del 2013, il regolamento edilizio è stato approvato addirittura prima dell’intesa del 2016. Il 15 maggio 2015, infatti, è entrato in vigore il regolamento regionale numero 64/R col quale si è dato il via alla progetto di omogeneizzazione dei regolamenti edilizi dei comuni toscani.
Così pure è accaduto in Puglia quando, nel Bollettino Ufficiale della Regione –BURP- del 26 arile 2017, è stata pubblicata la delibera 554/2017 con cui viene recepito il Regolamento Edilizio Tipo Nazionale.
In entrambi i casi è ravvisabile l’esempio concreto di avviamento di un processo di trasformazione a lungo atteso da parte di cittadini e tecnici. Segni positivi che fanno ben sperare.
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