Un andamento incostante, nessuna garanzia di crescita. Anche i dati di Confcommercio confermano il deludente trend della nostra economia
Immaginare tendenze e scenari, in una situazione economica come la nostra che nuota e cerca di districarsi fra la melma della politica, con le sue bizze e i suoi dietrofront, non è certo semplice. Di certo c’è che non si cresce, frena anche la produzione industriale, e la recessione è ormai diventata una vicina di casa imbarazzante e preoccupante. Si dice che ci si abitua a tutto, e forse è anche così, visto che in ambito di consumi si sale e si scende, però si sale soprattutto nei settori più ludici. Come dire: rinuncio a molto, ma non a divertirmi.
Anche Confcommercio, nel suo Rapporto annuale, non può fare a meno di rilevare recessione. Un segno meno che colpisce solo di striscio i settori trend: i beni e i servizi per le comunicazioni (-0,3%), per i beni ed i servizi per la casa (-0,1%) e per i beni e servizi per la cura della persona (-0,1%).
Fanno eco anche i dati del PIL: a settembre, la stima mensile presenta una variazione congiunturale nulla, con una modesta crescita (0,3%) rispetto allo stesso mese del 2018. La stima del terzo trimestre resta ferma a +0,1% congiunturale, con un miglioramento sul tendenziale dello 0,2%. ovvio che con queste percentuali non si va da nessuna parte.
Il 2019 con ogni probabilità chiuderà con un incremento, se così lo vogliamo chiamare, dello 0,1%. Tutti gli occhi sono puntati sul “nuovo esecutivo”, sulle misure che verranno prese, sulle promesse che saranno fatte. Le misure e le promesse degli ultimi anni ci hanno portati ai dati di cui sopra. Probabilmente, peggio non si può fare. Probabilmente.