Secondo un recente rapporto di Federcostruzioni, la situazione della filiera di settore resta delicata e non potrebbe essere altrimenti se pensiamo che in 10 anni la crisi ha causato la perdita di oltre 113 miliardi di euro di valore di produzione e di 730.000 posti di lavoro
La crisi che permane, nonostante i timidi segnali di ripresa dell’ultimo biennio sostanzialmente dovuti alla presenza di incentivi come quelli di Industria 4.0, o quelli per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico degli edifici; per ecobonus e sismabonus, essendo strumenti certamente positivi ma più complessi, dovremo attendere di valutare i risultati nel corso di questo 2019 e del prossimo 2020.
Il sotto investimento oramai cronico in costruzioni, basti il dato dei lavori pubblici che ha accumulato un deficit infrastrutturale di 84 miliardi di euro (fonte Centro Studi Ance), sta mettendo il nostro Paese in gravi difficoltà. Lo stato di inadeguatezza e degrado della rete infrastrutturale, dopo il drammatico evento del ponte di Genova pare evidente, una rete obsoleta e insufficiente, sopratutto al Sud ma non solo, che penalizza l’export del made in Italy. E certamente il blocco di 600 cantieri per un valore di 24 miliardi non aiuta il Paese a uscire da questa crisi. I modesti segni di ripresa dell’ultimo biennio hanno acceso un po’ di speranza, ma le nubi all’orizzonte delle previsioni di crescita del PIL italiano allo 0,4% (attualmente al +0,2%, che se non altro allontana lo spettro della recessione) e la brusca frenata della produzione industriale, potrebbero causare un ulteriore shock recessivo proprio quando la struttura industriale delle imprese sopravvissute alla crisi è ancora fragile.
Le costruzioni se messe nella condizione di operare, possono fare crescere il PIL nazionale di un mezzo punto, che farebbe avvicinare la performance dell’Italia a quella degli altri Paesi europei. Inoltre, per ogni miliardo di investimento in costruzioni si generano 15.555 posti di lavoro e 3,5 miliardi di euro di fatturato in tutta la filiera. Ed è anche il caso di ricordare che le imprese della filiera possono realizzare 440 miliardi di produzione, dal lavoro a 2,7 milioni di persone, il 12% dell’occupazione nazionale.