Tante domande, poche risposte. Tanti incontri e poca reazione. La difficoltà di generare un’azione concreta alle aspettative del settore è sempre più evidente
Il governo ascolta. Se poi capirà ciò che gli viene suggerito (su sua richiesta) è tutto da verificare, ma i precedenti non lasciano trasparire niente di buono.
Ci ha riprovato comunque l’Ance, “ascoltata” in merito al Decreto legge Semplificazioni che, secondo l’Associazione dei Costruttori, rappresenta l’ultima occasione per gettare le basi per una ripresa delle costruzioni, dopo una Legge di Bilancio fortemente deludente.
Gli effetti sul rilancio delle opere pubbliche nel 2019 sono stati, infatti, ridotti dell’85% (da 3,5 miliardi aggiuntivi a soli 550 milioni di euro).
Tutto questo, nonostante una crisi che morde sempre di più e che ormai non coinvolge più soltanto le piccole e medie imprese ma si è estesa anche alle grandi realtà del settore, con il rischio sempre più forte di un pericoloso effetto domino.
L’Ance ha poi ancora una volta evidenziato come la burocrazia rappresenti un macigno che blocca il Paese. Secondo uno studio dell’Università di Tor Vergata, il costo della burocrazia pesa per il 7,6% sul fatturato delle piccole e medie imprese in Italia.
Inoltre, come certificato dai dati della Presidenza del Consiglio dei ministri: ci vogliono in media oltre 4 anni per realizzare un’opera! Ma si arriva a 15 per un’opera sopra i 100 milioni. E i tempi morti rappresentano il 54% del totale.
Per ottenere un titolo autorizzativo nel settore privato, poi, occorrono tempi biblici. L’eccesso di burocrazia e la sedimentazione delle normativa significano più corruzione e portano alla deresponsabilizzazione dei funzionari pubblici.
I discorsi, insomma, sono sempre quelli. Ma il vero problema è che anche le risposte sono sempre quelle.