La crisi non si ferma e l’Ance presenta la situazione alla Commissione Speciale per l’esame degli atti del governo di Camera e Senato. Sperando che i governo inizi presto a governare
In attesa che la situazioni si sblocchi e il nuovo governo possa iniziare a fare il suo mestiere, le Commissioni speciali di Camera e Senato hanno incontrato l’Ance per la tradizionale udienza in vista del DEF, il Documento di Economia e Finanza che ogni anni ci fa tremare i polsi.
L’Ance non ha quindi mancato di riepilogare una situazione che vede il settore delle costruzioni in crisi da ormai dieci anni, che ha visto la scomparsa di circa 100.000 imprese, mentre circa 600.000 operatori hanno visto svanire il loro posto di lavoro.
Le ricette per cercare di uscire da questo empasse, che ha come primo responsabile l’incapacità operativa della Pubblica amministrazione e della sua burocrazia, partono dall’assioma della ripartenza degli investimenti (basterebbero probabilmente quelli già stanziati e spesati). Ma le stazioni appaltanti non sono state qualificate; l’estrazione a sorte – tipica dei giochi a premi – delle imprese, indica l’incapacità di selezionare i professionisti adatti per i diversi tipi d’intervento; i controlli sono solo formali, quindi non tutelano la legalità, così che le imprese realmente serie risultano penalizzate.
In questa situazione è anche difficile procedere a quelli che sono stati a suo tempo definiti gli interventi più urgenti: riqualificazione e sostituzione edilizia, demolizione e ricostruzione, la rigenerazione urbana nella sua più ampia accezione, la ripartenza dei lavori pubblici e delle opere infrastrutturali. Tutto ciò, magari garantendo pagamenti certi alle imprese.
Ogni anno si parte daccapo. La speranza è che i politici si mettano d’accordo, prima di entrare, a malincuore, nell’undicesimo anno della crisi.