Italia deferita alla Corte europea per i ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Niente di nuovo, anche se le cose vanno un po’ meglio
Qualcuno ricorderà la per niente divertente storiella (ovvero il decreto legislativo 192 del 2012) che raccontava dell’impegno della Pubblica amministrazione a pagare i suoi debiti entro 30 giorni (massimo 60 in alcuni casi). Possiamo dire che nessuno, nel nostro paese, si è abbandonato a tali ridicole aspettative, quindi non c’è delusione. Tuttavia, non ci si riesce a scrollarci di dosso la sensazione che chi ci governa, da sempre, si diletti a prendere per i fondelli migliaia e migliaia di imprese che spesso, proprio anche a causa dell’inefficienza dalla Pa, sono costrette a chiudere.
Non ride neppure Bruxelles, che trova intollerante che un paese civile paghi i suoi debiti con ritardi anche fino a 18 mesi, senza tener conto che solo qualche tempo fa si parlava di oltre 700 giorni. Come dire, siamo migliorati (la media oggi è intorno ai 150 giorni di ritardo) non è che si può passare di botto da due anni di ritardo a due mesi. Sta di fatto che l’Italia, tanto per cambiare, è stata deferita alla Corte europea. Ci manca solo che ci diano una multa, tanto la paghiamo noi…