In un momento di seria criticità, le nuove proposte iniziano a suonare un po’ vuote. Piovono i soliti miliardi che poi non ci saranno, si tentano semplificazioni che ormai sono peggio del problema
Prosegue il carosello degli stanziamenti per il rilancio degli investimenti, parallelamente alle nuove ipotesi di riforma degli appalti. Il canovaccio è sempre quello: destinare e ripartire ingenti somme di denaro (si parla di 35,5 miliardi) per i prossimi anni (il nuovo decreto del presidente del Consiglio arriva fino al 2033). Per lo scorso anno (non è un errore) sono stati destinati 717 milioni, per il 2019 i milioni sono 1.420, e così via a salire. Promettere non costa niente, chissà come sarà la storia fra dieci o dodici anni, ma anche solo fra due o tre.
Un nuovo decreto anche per la riforma (la centesima) degli appalti, ma soprattutto la novità del “Patto per i cantieri”, un nuovo tentativo di semplificare l’insemplificabile, e così via. Oltre le buone intenzioni (quelle non mancano mai) non c’è altro: non sono indicate eventuali tempistiche e soprattutto la proposta appare nebulosa, e forse per questo non è ancora possibile stabilire termini attuativi.
Le emergenze però ci sono, a cominciare dalla messa in sicurezza del territorio per arrivare fino al completamento (in molti casi però si deve ancora concretamente partire) dei cantieri della ricostruzione.