Niente da fare anche per quest’anno: le prospettive della Congiunturale Cresme, che analizzeremo nei prossimi giorni, parlano sempre di un paese fermo. Soprattutto, nelle sue contraddizioni
In attesa di approfondire i dati che emergeranno dall’odierna Congiunturale del Cresme, possiamo anticipare che l’agognata ripartenza delle opere pubbliche quest’anno non si è manifestata (nonostante l’aumento anche considerevole dei bandi di gara). Secondo il Cresme, dobbiamo invece attenderci un prossimo triennio che non farà mancare interessanti incrementi. Sempre che, e veniamo finalmente al dunque, si concretizzino le potenzialità di spesa.
Chi segue le cronache congiunturali del settore può anche iniziare tranquillamente a sbuffare: sono infatti tre o quattro gli anni che ascoltiamo le stesse parole, che ci crogioliamo nelle stesse speranze, e alla fine registriamo sempre gli stessi risultati. La calamità del settore non sono la mancanza di prospettive, la concretezza dei bandi di gara, le capacità tecniche delle imprese (anche se quelle grandi sono in pesante crisi e ci si dovrebbe stupire del contrario).
Il problema vero è la capacità di spesa di un paese che non sa neanche utilizzare i fondi europei, che stanzia e non concretizza, che promette e non mantiene. Non solo qui da noi è difficile crescere, ma anche galleggiare è un risultato praticamente eroico.