Dove le grandi città metropolitane diventano più belle, i prezzi delle abitazioni, pesantemente colpiti dalla crisi immobiliare, riprendono a crescere
In più di una occasione abbiamo avuto modo di evidenziare gli effetti della crisi del mercato immobiliare, almeno dal punto di vista di chi vende: un mercato che ha perso negli ultimi anni, mediamente, il 30% del suo valore per abbondanza dell’offerta, perché il patrimonio abitativo è sempre più vecchio, perché si costruisce poco, ma anche per pura speculazione, fenomeno tipico dei momenti difficili.
Le grandi città, in questi anni, se la sono più o meno cavata con perdite sensibili, ma certamente meno drammatiche di chi abita in provincia o nelle zone periferiche, dove i prezzi delle abitazioni sono crollati. In ogni caso, anche le città metropolitane, fatte salve le zone centrali, hanno dovuto fare i conti con problematiche anche sociali dovute al degrado delle periferie. E ciò è tanto vero come è altrettanto vero che dove si è intervenuto con interventi di trasformazione del territorio, di riqualificazione, intere zone hanno visto finalmente riprendersi anche il valore degli immobili.
L’esempio di Milano è sintomatico, e i dati arrivano dalla “52° Rilevazione dei prezzi degli Immobili della Città Metropolitana di Milano” sul secondo semestre 2017, realizzata dalla Camera di commercio di Milano, Monza e Brianza e Lodi. Gli aumenti del valore delle abitazione percentualmente non sono certamente esaltanti, si parla di un +1,3% in media per le classi energetiche nobili, ma a seconda delle zone, le percentuali crescono, come nei casi delle zone Sarpi – Procaccini (+3,2%, non siamo lontano da Porta Nuova e dai suoi nuovi grattacieli, Bosco Verticale compreso), l’area della Università Bocconi (+4,4%). In sostanza, dove la città diventa più bella, più servita, più vivibile, le abitazioni recuperano un po’ del loro valore. Si tratta di una inversione di tendenza che deve dare coraggio, e soprattutto stimolare queste buone pratiche.