Seppur in via sperimentale, gli appalti firmati dalla Pubblica amministrazione dovranno anche essere supportati da un anticipo del 10% alle imprese incaricate delle opere L’ottimistico titolo di questa breve nota è dedicato alla notizia, apparsa qualche giorno fa sugli organi di stampa, che riguarda il celebre “Decreto del fare”, convertito con la Legge 98: dal 22 agosto (scorso) e, in via sperimentale fino al 31 dicembre 2013, gli appalti assegnati dalla Pubblica amministrazione dovranno essere accompagnati da un anticipo del 10% dell’importo del contratto firmato. In sostanza, un anticipo che dovrebbe, nelle intenzioni del legislatore, aiutare le imprese edili a iniziare i lavori, magari evitando, o almeno contenendo, la richiesta di un prestito alle banche che, come è noto, da quell’orecchio non ci sentono e dall’altro nemmeno. Un’altra intenzione del legislatore, questa volta forse un po’ troppo ottimistica, riguarda la possibilità, sempre con questo anticipo, di evitare il fermo dei cantieri per mancanza di fondi, una sciagura che negli ultimi hanno ha coinvolto una quantità indefinita di opere. Certamente, l’anticipo del 10% è importante, ma non può essere la panacea per tutti mi mali, perché rimarrà comunque da saldare il rimanente 90% dell’importo dei lavori. L’introduzione dell’obbligo di pagare le imprese edili a 30 giorni, soprattutto il rispetto di questa scadenza, è certamente più importante e determinante, ed è qui che crediamo si giocherà la partita. Ma per aiutare la ripresa, che comunque inizia a intravedersi (e il Cresme si appresta ad annunciarcelo ufficialmente nella prossima, attesa Congiunturale) non possiamo non notare che dopo anni di silenzio e di immobilismo, qualcosa inizia a muoversi per tutelare il lavoro di tutti. La speranza è che l’esperimento funzioni.