Decreto semplificazioni: opere pubbliche senza regole

02/09/20

Decreto semplificazioni: opere pubbliche senza regole

Le modifiche al Decreto Semplificazioni, nato per sbloccare città e opere pubbliche, all’esame del Senato, rischiano di rendere impossibile la rigenerazione urbana e di deregolamentare il settore pubblico

Il verbo “semplificare” pare sia indeclinabile. Troppa superficialità e approssimazione, davvero poca conoscenza delle dinamiche di un mercato, una ignoranza che rischia di compromettere l’attività dell’intera filiera, non solo quella delle imprese edili. E la incapacità di fare, prima di tutto, uno sforzo culturale di reale cambiamento è ancora più preoccupante del problema in sé. Sull’argomento è intervenuto il presidente di Ance, Gabriele Buia.

“Mi chiedo che idea di Paese e di crescita abbia chi sta decidendo in queste ore le modifiche al decreto semplificazioni: si sta andando verso l’immobilismo, il degrado dei nostri centri urbani e la deregolamentazione delle procedure di gara invece di snellire quelle a monte”, è la denuncia del presidente Buia, in relazione alle modifiche al disegno di conversione del decreto legge semplificazioni all’esame del Senato. In particolare, secondo Buia, le proposte emendative all’articolo 10 del decreto rischiano di bloccare tutti gli strumenti urbanistici esistenti e di consegnare i centri storici e ampie zone urbane all’incuria e all’abbandono. “Per aiutare le nostre città a rinascere dopo una crisi durissima e dopo anni di immobilismo occorrono strumenti flessibili affinché si possa intervenire per demolire edifici in disuso privi di valore storico-artistico, dando nuova vita a zone dismesse e insicure”, sottolinea il presidente Ance che ammonisce: “la tutela dei centri storici che sta a cuore a tutti non si ottiene moltiplicando vincoli e impedimenti che di fatto bloccano ogni iniziativa di recupero e di trasformazione urbana che nelle altre capitali europee è una prassi consolidata da oltre 20 anni. Anche perché non mi pare che la politica dei vincoli abbia impedito in questi anni il proliferare di ambiti di degrado anche sociale all’interno dei centri storici”.

“Sta passando una logica conservativa folle che renderà definitivamente impossibile intervenire su edifici fatiscenti e insicuri senza alcun valore architettonico, di trasformare aree dismesse, di riqualificare caserme, ospedali, aree militari e tutto il patrimonio pubblico e non solo. E poi speriamo di vendere questo patrimonio a qualcuno.”

“Chiedo al Governo: sono queste le norme che dovevano sbloccare il Paese? Sulle opere pubbliche ci si sta concentrando sulle procedure di gara comprimendo concorrenza e trasparenza invece di intervenire sulle autorizzazioni a monte come abbiamo sempre detto. Sulle città stiamo mettendo solo vincoli e impedimenti. È questo il piano strategico di sviluppo del Paese di cui abbiamo parlato per mesi? È così che pensiamo di spendere le risorse del Recovery fund? Impossibile”.

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