Decreto Rilancio, il parere delle imprese

22/05/20

Decreto Rilancio, il parere delle imprese

Ad integrare il Decreto Rilancio, in arrivo il Decreto Semplificazioni: tutto il settore delle costruzioni e dell’edilizia, compresa la distribuzione edile, potrà trovare linfa vitale nelle nuove misure promesse dal governo

Seppur plaudendo all’iniziativa del governo, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili chiede un’accelerazione degli investimenti per fare ripartire le opere pubbliche. Infatti, nel Decreto Rilancio, le uniche misure sono l’Ecobonus e il Sismabonus.

L’ANCE lamenta quindi che è stata eliminata completamente la parte che riguardava le opere pubbliche: le misure previste nella penultima stesura del decreto erano strategiche sia per il sostegno delle imprese nell’immediato (come, ad esempio, le anticipazioni), ma ancora di più per il passaggio che avrebbe snellito le procedure a vantaggio di Anas e Rfi per l’utilizzo dei contratti di programma. “Cioè – ribadisce l’ANCE – stanno bloccando quasi 30 miliardi di euro, una cifra impensabile, tenendo conto che ogni miliardo per il mondo delle costruzioni significa 15mila posti di lavoro”. Interpellato a tal proposito, il governo ha detto che la misura sarà presente nella prossima stesura del Decreto.

Il tessuto produttivo del settore, dalla crisi in poi, ha perso oltre 130.000 imprese e l’ANCE teme che ora, dopo il lockdown, “possa verificarsi un’altra forte emorragia delle imprese che hanno bisogno di sostegno immediato che però purtroppo non arriva, perché il Decreto Liquidità stenta ancora ad avere effetto nel mondo delle costruzioni».

Ma che cosa volete che sia un decreto in più: per accelerare investimenti e appalti stralciati dal Decreto Rilancio, il governo ha annunciato l’arrivo del Decreto Semplificazioni. Secondo L’Associazione dei Costruttori, e la cosa è più che condivisibile, “è il momento veramente clou per rilanciare non solo il settore delle costruzioni ma tutto il Paese. Noi, come tutta l’Italia, siamo gravati da questa burocrazia che impedisce alle categorie economiche di produrre rapidamente dando risposta anche a una società che cambia rapidamente, impedisce l’utilizzo della spesa pubblica, cioè i denari che vengono stanziati dalle Leggi di Bilancio non vengono utilizzati in tempi ragionevoli, si pensi che impieghiamo 16 anni per un’opera infrastrutturale superiore ai 100 milioni di euro. Non è possibile accettare che per tutte le fasi di autorizzazione di un progetto ci si impieghi dai 5 ai 7 anni. Sono tempi biblici che un’economia in difficoltà come la nostra non può accettare”.

Ora non resta che incrociare le dita.

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