Un modo nuovo di progettare, costruire e monitorare. Oltre i doveri di legge, il mercato si avvicina sempre più a questa pratica, una evoluzione significativa per tutta la filiera
Continua il monitoraggio dell’incidenza del BIM nelle gare del settore pubblico, mentre il tempo passa e le scadenze si avvicinano anche per le gare non necessariamente pubbliche. Verificare la tendenza è importante perché, oltre alle disposizioni di legge, si evidenzia anche trend di chi utilizza il Building Information Modeling (il BIM, appunto) anche dove la pratica non sia espressamente ancora richiesta.
Un dato è quindi subito significativo: nel quarto trimestre del 2018 il BIM sale al 30% del valore delle gare di progettazione, nel 2017 era il 3%. In cifre, nel 2018 l’ammontare delle gare di progettazione in BIM è salito a 246 milioni di euro, nel 2017 erano stati 36 milioni, una crescita pari a otto volte. Ancora, l’analisi del numero di bandi in BIM dice che si è passati da circa 30 procedure nel biennio 2015-2016 a 99 iniziative nel 2017 e poi a 291 procedure nel 2018, il triplo del 2017.
Sembrerebbe che le stazioni appalti pubbliche abbiano deciso di seguire la direttiva prima dell’avvio dell’obbligo e per importi anche inferiori ai 100 milioni. Del resto, come è noto, l’obbligatorietà crescerà con le seguenti dinamiche negli anni successivi: – dal 2020 per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro; – dal 2021 per i lavori complessi oltre i 15 milioni di euro; – dal 2022 per le opere oltre i 5,2 milioni di euro; – dal 2023 per le opere oltre 1 milione di euro; – dal 2025 per tutte le nuove opere pubbliche.