Tornare a lavorare tutti, sotto la bandiera di una convinta responsabilità. Ci sono tutti gli strumenti e le prerogative per tornare a una simil-normalità
Abbiamo fretta di rimettere in moto la macchina lavorativa, ma abbiamo anche il dovere di procedere con molta precauzione, senza fare per forza gli spiritosi, perché non ce lo possiamo permettere. Il discorso del presidente del Consiglio di ieri 26 aprile era quindi molto atteso, per capire se finalmente saremmo potuti passare alla fase 2, e se sì quando, e se quando come. Ripartono quindi da lunedì 4 maggio i cantieri, quindi anche la distribuzione edile. Sempre con le debite attenzioni e con regole ben precise.
Ascoltando il presidente in TV, oltre a tante certezze e positività non si poteva non notare anche un certo disagio. La situazione continua a essere seria, i protocolli di sicurezza funzioneranno come funzionano (e hanno sempre funzionato) le cose qui da noi. Dal 18 maggio, sempre lunedì, anche le rivendite edili riapriranno dunque i battenti. C’è chi ha già riaperto, avendo in catalogo anche beni strumentali già in precedenza autorizzati alla vendita. Nelle rivendite edili dalle mie parti i cancelli sono aperti già da un po’.
Abbiamo bisogno di ripartire. Non abbiamo bisogno di generare nuovi focolai di virus, che c’è ancora, che non è stato sconfitto, che non è ancora preventivamente curabile. Ce la possiamo fare perché la distribuzione edile, nella maggior parte dei casi, opera su ampie superfici che consentono di garantire le adeguate distanze fra un operatore e l’altro. I cantieri, anche quelli della ristrutturazione, con una solida base di attenzione possono essere luoghi relativamente sicuri, anche perché spesso all’aria aperta.
Siamo comunque tutti chiamati a una prova di responsabilità. Detto (e sottoscritto) questo, possiamo davvero provare a ripartire.