Aumenti eccezionali fino al 130% e approvvigionamenti a singhiozzo rischiano di bloccare opere pubbliche e private. Per l’Associazione dei costruttori occorre intervento normativo urgente.
Il caro materiali non è più sostenibile per le imprese. Con un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, del 17% del rame e del 34% del petrolio e, di conseguenza, anche la difficoltà di approvvigionamento, tanti cantieri pubblici e privati rischiano di bloccarsi con gravi ripercussioni economiche e sociali.
Per questo l’Ance ha scritto ai ministri competenti per chiedere “un intervento normativo urgente attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti”.
L’attuale Codice degli Appalti non prevede, infatti, “adeguati meccanismi di revisione prezzi. In tale contesto, quindi, i contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato degli appalti, nonostante gli sforzi messi in campo dalle imprese per far fronte agli impegni assunti”.
Inoltre, sempre secondo la nota del’ANCE, “Questi rincari eccezionali rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan”. Il presidente Gabriele Buia invita quindi le amministrazioni competenti a “correre subito ai ripari”.