Prosegue imperterrito il galleggiamento congiunturale della nostra economia di settore: secondo i dati di giugno cala la domanda nel settore delle costruzioni.
A testimonianza del momento che, con un eufemismo, potremmo definire fluttuante, l’Istat stima che a giugno i prezzi alla produzione delle costruzioni per edifici residenziali e non residenziali siano diminuiti dello 0,1% su maggio e dello 0,2% su base annua.
In un certo senso, è una situazione cui siamo ormai da tempo abituati, per un motivo o per un altro, ma è anche un indice di incertezza che potrà forse essere ridimensionata dagli effetti del Superbonus che qualche scossone al mercato ci si augura lo possa dare.
Il fatto è che, prima per la crisi, poi per l’emergenza sanitaria, non è semplice pensare a un immediato futuro con sereno ottimismo. Che la domanda abbia un calo di tensione è quindi parte integrante di un processo di prudente normalizzazione cui ormai il settore edile, ma anche quello immobiliare stanno imparando a convivere.
Segno di un calo di tensione nella domanda, dopo che la discesa di fiducia delle famiglie e delle imprese, a causa del blocco sanitario, ha depresso il mercato immobiliare.