Sali fusi, quarzite, sabbia silicea – sono questi i materiali testati o già utilizzati per immagazzinare il calore prodotto negli impianti di concentrazione di energia solare. Ma i ricercatori dell’Università dell’Arkansas pensano di aver messo a punto un metodo migliore.
Si tratta del calcestruzzo – una “miscela speciale” , si badi bene, assemblata in modo molto particolare. Non solo è efficace e più sicura, ma è anche economica, dicono i ricercatori.
I ricercatori affermano infatti che un sistema termoclino (caldo sopra, freddo in basso) con piastre parallele realizzate con questo calcestruzzo può condurre il calore in un singolo serbatoio di stoccaggio con un rendimento pari al 93,9% evitando i problemi associati agli altri materiali, in particolare alla lana di roccia.
“Il metodo più efficiente e convenzionale di stoccare l’energia dai collettori solari soddisfa l’obiettivo di efficienza del sistema del Dipartimento dell’Energia USA,” ha dichiarato in un comunicato Paneer Selvam, professore di ingegneria civile. “Ma ci sono problemi con questo metodo. Il materiale di riempimento usato nel metodo convenzionale forza e rovina le pareti dei serbatoi di stoccaggio. Il che crea inefficienze che non vengono calcolate e soprattutto potrebbe portare alla catastrofica rottura di un serbatoio.”
I ricercatori affermano che i loro test hanno confermato che le lastre in calcestruzzo conducono il calore senza danneggiare i materiali usati per l’immagazzinamento. E aggiungono che il costo di stoccaggio energia con questo metodo è di soli 78 centesimi per kilowatt-ora, “ben lontano dall’obiettivo del Dipartimento di Energia che si propone di raggiungere lo stoccaggio di energia termica al costo di 15$ per kilowatt-ora.”
Per approfondire: University of Arkansas
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