Dalle relazioni congiunturali continuano a emergere segnali contraddittori. Unica costante, il senso di incertezza che sta accompagnando questo momento dell’economia di settore
Chi ha buona memoria ricorderà che nei primi anni della crisi i permessi per costruire, seppure richiesti, non venivano ritirati a causa dell’improvvisa mancanza di risorse (e di certezze) da parte della committenza, che temeva di costruire abitazioni che poi nessuno avrebbe comprato.
In questo momento congiunturale che offre segnali abbastanza positivi, i dati Istat relativi ai permessi di costruire riferiti all’edilizia residenziale e non, che si possono considerare un indicatore della produzione futura, manifestano un preoccupante segno negativo (-0,9% nuove abitazioni concesse e -7,9% superficie concesse relative ai nuovi fabbricati non residenziali).
Come ha inoltre ricordato la Congiunturale dell’Ance, nonostante il 2019 rappresenti il terzo anno consecutivo di aumento della produzione settoriale (comprensiva anche della manutenzione ordinaria), dopo il +0,7% del 2017 e +1% del 2018, va sottolineata la tendenza a un indebolimento, nella seconda parte dell’anno 2019, dopo un’iniziale fiammata della produzione.
Anche i dati Istat sugli investimenti in costruzioni indicano nel terzo trimestre del 2019 un ulteriore aumento del 2,5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in rallentamento rispetto ai significativi aumenti dei due trimestri precedenti (+6% primo trimestre 2019 e +3,4% secondo trimestre 2019). Complessivamente nei primi nove mesi del 2019 l’aumento tendenziale si attesta al 4,0%.