Servono misure incisive e coraggiose per dare un nuovo slancio al settore. Una situazione da monitorare costantemente, come è stato espressamente richiesto al ministro del Lavoro
Lavoro e ancora lavoro: non c’è davvero pace per il settore delle costruzioni, che è praticamente l’unico che non riesce a uscire dalla crisi che ormai si protrae da oltre dieci anni. I dati congiunturali espressi dai principali istituti di ricerca hanno sì mostrato lievi incrementi, ma non è con queste percentuali di misera crescita che si può pensare a una duratura e strutturale fase di rilancio del settore. L’Ance, presente al tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, ha chiesto pubblicamente al ministro Di Maio la necessità di aprire un tavolo di crisi per l’edilizia, perché occorre porre la massima attenzione sulla gravità della situazione del settore che perde ancora occupazione dopo due lustri di crisi.
Le norme che bloccano la spesa sono quindi da rivedere, così come sono da affrontare nuovamente i temi legati al codice degli appalti che è riuscito solo a ingessare i cantieri, senza peraltro arginare il fenomeno della corruzione.
Certo, se tutto questo fosse facile, probabilmente oggi l’intero comparto delle costruzioni viaggerebbe a pieno regime. Il discorso riguarda quindi la volontà politica di ribaltare davvero la situazione con decisioni chiare e rapide, magari anche coraggiose, per accelerare la riapertura dei cantieri.