I programmi sono ambiziosi, le cifre imponenti (ma ci saranno davvero?). Ma non esaltiamoci troppo, ci penserà la Pubblica amministrazione, e anche i nostri debiti infiniti, a rovinare tutto
il recente annuncio da parte del governo dello stanziamento di 47 miliardi in quindici anni destinato alle infrastrutture e agli investimenti di manutenzione del territorio è certamente una buona notizia, ma le cronache degli ultimi anni ci dicono che alla miriade di iniziative “orali” da parte del governo, poche sono diventate nero su bianco, con l’apertura dei tanto sospirati cantieri.
Dello stesso avviso è l’Ance, che per bocca del suo presidente Gabriele Buia fa sapere che “Perché queste risorse si trasformino veramente in cantieri dobbiamo rimuovere gli ostacoli burocratici e procedurali che impediscono di fare le opere che servono al Paese”. Chiaro, tondo e dito nella piaga di una Pubblica amministrazione assai carente, per non dire inadeguata.
E non c’è bisogno di avvicinarci a cifre importanti per avere sempre lo stesso risultato, basta andare a vedere quanti documenti sono necessari per iniziare una semplice ristrutturazione, e quanto tempo occorre per dare il via al cantiere.