Le dieci priorità del manifesto

15/02/18

Le dieci priorità del manifesto

 

Entriamo nel dettaglio dei contenuti del “Manifesto delle Costruzioni” annunciato qualche giorno fa

 

Sono sostanzialmente dieci le priorità indicate nel “Manifesto delle Costruzioni”, utili, se non indispensabili, per rilanciare questo settore – si stima che adottandole l’Italia vedrebbe aumentare il PIL dello 0,5% annuo – oltre ai benefici che deriverebbero dall’occupazione.

 

Quindi, al primo punto si tratterebbe di rimettere le costruzioni al centro delle politiche della crescita. Certamente, ogni settore produttivo chiede la stessa cosa, i politici accontenteranno tutti a parole e il “centro” risulterà un po’ intasato. Ma vabbé.

Ritardo nelle infrastrutture: liberare gli investimenti dal vincolo di bilancio; burocrazia: se eliminarla è impossibile, almeno cercare di limitarla, perché per molte imprese è un costo insostenibile.

Codice appalti: va rivisto (ancora…) prevedendo un unico regolamento attuativo ed evitando di introdurre norme più severe rispetto a quelle comunitarie; si ritengono necessarie nuove politiche urbane per la rigenerazione della casa, della città e del territorio (ma in parte di attenzione questi tre “soggetti” ne hanno già avuta, ovviamente non basta).

Ritornano anche i temi dell’innovazione tecnica, oltre alla richiesta di dare nuovo slancio a settori come quelli della messa in sicurezza del patrimonio edilizio, della riqualificazione energetica e del’economia circolare, come sappiamo temi caldi.

Non si poteva dimenticare la politica fiscale. Tradotto, rendere più efficaci gli incentivi per la riqualificazione energetica e superando lo split payment con l’estensione della fatturazione elettronica. Altro punto, il costo del lavoro, che certamente nel nostro paese è eccessivo, anche perché oppresso dalla burocrazia di cui sopra.

Sempre fra i dieci punti del “Manifesto”, la richiesta di avviare una politica industriale per le costruzioni, facilitare l’accesso al credito, migliorare la qualificazione degli operatori e, in ultimo (ma non ultimo, come si dice) promuovere la legalità nei fatti e non solo sulla carta.

Possiamo dire che a grandi linee ci sia tutto. Ai governanti posteri l’ardua sentenza

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