Editoriale: Patto di stabilità e risorse bloccate, così si ostacola la ripresa

27/01/14

patto

Nel paese delle chiacchiere nulla si muove e intanto perdiamo tante opportunità. L’esempio dei fondi a disposizione per l’edilizia scolastica è solo uno dei tanti

Certe cose avvengono solo nel nostro paese. Siamo con l’acqua alla gola, eppure non riusciamo a recuperare vagonate di soldi già a nostra disposizione dalla Comunità Europea; abbiamo i denari necessari per ristrutturare il patrimonio scolastico, strutturalmente fra i peggiori d’Europa, e tutto è bloccato dalla Conferenza Stato – Regioni. Siamo ostaggio della burocrazia, di migliaia di esseri tanto inutili quanto logorroici, che stanno di fatto impedendo al paese di abbozzare una seppur minima risalita.

Qualche giorno fa, parlavo con il sindaco di una piccolo paese. Lui vorrebbe realizzare un centro per anziani all’interno del palazzo del comune. È già tutto pronto per iniziare i lavori, ma le risorse sono bloccate dal patto di stabilità. I soldi sono lì che lo guardano e lui non li può usare. Mi ha detto: “i soldi me li darebbero anche, a patto che io mi presenti con una cifra pari all’importo che devo utilizzare”. Quindi, se non ho capito male, se tanjto per dire ho bisogno di 1.000 Euro per fare un lavoro utile alla collettività, e in grado di rivalutare un immobile peraltro di prestigio e di valore storico, basta che mi presento con 1.000 euro e loro mi danno 1.000 euro. E ha aggiunto con amarezza: “i soldi non te li danno così lo stato, bloccando i capitali, ci guadagna in interessi”. Ora moltiplichiamo il problema per le migliaia di comuni che esistono in Italia, i conti per favore fateli voi.

La Banca Europea ha stanziato per la nostra edilizia scolastica 850 milioni di Euro. Da quel momento sono nate come funghi tutte le commissioni possibili e immaginabili, i tavoli, le riunioni, valanghe di chiacchiere che stanno seppellendo anche questa fondamentale opportunità. Ora ci dicono che deve nascere l’Osservatorio per l’edilizia scolastica e l’Anagrafe scolastica, ma se lo stato non riesce a incontrarsi con le regioni, tutto va a monte, e in questi giorni volano ripicche da una parte e dall’altra per motivi e proteste varie, magari anche legittime, ma che mi rifiuto di approfondire e commentare.

La maggior parte delle Associazioni di settore, Ance in testa, continuano a sollecitare un cambiamento di rotta, ovvero lo sblocco della situazione. Ma lo stato non ci sente. Oppure ci sente, ma prima dobbiamo fare le commissioni, convocare gli esperti, fare scempio di parole e di intenzioni, indire riunioni, sedere ai tavoli della demenza politica, con il risultato di perdere tempo, e soprattutto, i finanziamenti, che a un certo punto verranno dirottati altrove. È già successo tante volte. Succederà ancora.

(RA)

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