Una recente sentenza obbliga l’impresa costruttrice e il direttore dei lavori a dividersi le spese per rimediare ai difetti costruttivi
Una delle problematiche che non conosce la crisi sono i difetti costruttivi. Chi bazzica i cantieri sa come vanno le cose perché i protagonisti di un certo mondo – quello formato dagli improvvisatori, da coloro i quali poco conoscono le tecniche adeguate e soprattutto dai furbi – prosperano, forti del fatto che è difficile che un committente capisca come è stata costruita una casa, al di là di ciò che si vede.
Una recente sentenza ha stabilito che, in caso di difetti palesi e dimostrati, sia il direttore dei lavori, sia l’impresa, si devono sobbarcare equamente i costi per la sistemazione del malfatto. Ritorna quindi in auge il concetto, spesso ignorato, vilipeso e offeso della responsabilità. Di solito, la responsabilità porta anche a un approccio differente al progetto e alla sua esecuzione. Al di là del fatto che uno dovrebbe operare in modo etico e professionale, ma non si vuole chiedere troppo, intervenire sulla pecunia può essere un buon viatico per sollecitare attenzione e discernimento.