In una nota diffusa ieri da Bankitalia, si legge che le difficoltà del credito bancario continuano a frenare la ripresa economica italiana. Così recita il Bollettino economico: “Le tensioni sull’offerta di prestiti restano un freno alla ripresa, e la flessione dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie è proseguita anche negli ultimi mesi. Qualche segnale di attenuazione delle difficoltà di accesso al credito è riportato dalle imprese nei sondaggi, ma l’offerta di prestiti, che continua a risentire del peggioramento del rischio di credito dovuto al prolungarsi della recessione, è destinata a migliorare solo gradualmente”.
Secondo i dati di Bankitalia i prestiti bancari alle imprese si sono ridotto del 4,6% su base annua. “Il calo – osserva Via Nazionale – ha interessato sia le imprese di piccole dimensioni che quelle medio- grandi”.
Da un po’ di anni, il discorso non cambia mai, soprattutto da quando “Basilea”, nelle sue varie estensioni, ha generato attenzioni, in parte anche motivate, sulla concessioni di prestiti nelle varie forme. Le banche acquistano denaro a tassi ormai sotto l1%, e fanno fatica a concedere finanziamenti al 6 o 7%. È evidente che utilizzano i soldi per fare altre cose, più sicure e rimunerative.
Ma allora forse non dovrebbero più chiamarsi banche, perché questa funzione sociale di sostegno all’economia, peraltro ben remunerata, oggi è assente.